VENEZIA –Difficile immaginare una donna più bella di Catherine Deneuve e meno vanitosa (forse è anche questa la sua vera bellezza).
A lei, attrice parigina di 79 anni, che ha lavorato con registi come Louis Bunuel, Claude Chabrol, Roman Polanski, Agnes Varda e i nostri Ferreri, Bolognini e Monicelli, andrà il Leone d’oro alla carriera della 79/a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dal 31 agosto al 10 settembre).
E forse non a caso. Perché proprio a Venezia, dove l’attrice aveva già ricevuto la Coppa Volpi come migliore interprete femminile per “Place Vendome” nel 1998, molti anni prima, nel 1967, era stata la protagonista di “Bella di Giorno” di Louis Bunuel, suo film icona. Era lei quella Séverine Serizy, giovane e algida moglie di un medico (Jean Sorel), con una doppia vita affettiva che la portava ad essere fredda e distaccata col marito, ma capace poi di lasciarsi andare con degli sconosciuti in un casa di appun-tamenti nella Parigi degli anni Sessanta. Un personaggio, quello di Séverine, degno del più perfetto ossimoro: la glaciale signora borghese in tailleur capace di trasgressioni infinite non appena si libera dai suoi abiti firmati e dalle sue abitudini. All’uscita “Bella di Giorno” fece scandalo per il tema trattato e va detto che dall’edizione italiana la censura tolse ben tre scene, tra cui il flashback su Séverine bambina che rifiuta di fare la prima comunione. “È una gioia ricevere questo premio prestigioso alla Mostra di Venezia, che amo e conosco da molto tempo, da quando “Bella di Giorno”di Luis Buñuel ha ricevuto a suo tempo il Leone d’oro – ha sottolineato Catherine Deneuve. È un onore inoltre essere stata scelta per questo omaggio dalla Mostra, perché mi ha accompagnato molto spesso per tanti film. Grazie. Con amicizia.”
Sottolinea il direttore della Mostra, Alberto Barbera: “Un numero impres-sionante di film, la maggior parte dei quali grandi successi internazionali. Una quantità altrettanto ragguardevole di premi ottenuti nei maggiori festival del mondo, cui si deve aggiungere una candidatura all’Oscar come miglior attrice protagonista, privilegio raro per un’artista non americana. Un susse-guirsi di sodalizi artistici con alcuni tra i più importanti registi e attori europei: Roger Vadim, Jacques Demy, Luis Buñuel, François Truffaut, Roman Polanski, Marco Ferreri, Marcello Mastroianni e Gérard Depar-dieu. Un indiscutibile talento al servizio di doti d’interprete cui una bellezza raffinata e fuori del comune hanno contribuito a farne il volto stesso del cinema d’Oltralpe, una diva senza tempo, una vera e propria icona del grande schermo. Da figura tra le più rappresentative della Nouvelle Vague e testimone privilegiata di un’idea di stile che s’identifica con la moda d’oltralpe, Catherine Deneuve è passata a incarnare l’essenza della diva universal-mente riconosciuta, affermandosi tra le più grandi interpreti della storia del cinema”. Una diva sì, ma solo perché così la vedono gli altri: “Non sono una diva – dice l’attrice di se stessa – faccio la spesa, vado al cinema e nei musei. In Europa non c’è la diva, questa è una creazione degli Studios americani. In Francia chi si sa proteggere un po’, come faccio io, può vivere normalmente. Ho cominciato giovanissima a fare cinema e ho capito subito come vivere in modo privato, fuori dal palcoscenico.”