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Pizzoferrato è la terra del Bruno Sammartino

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Di Silvino D’Ercole

Pizzoferrato, il borgo più bello d’Abruzzo, titolo assegnatogli da Skyscanner nel 2018, il paese della patata, ma anche il paese di Bruno Sammartino. L’ineguagliabile campione di wrestling che resta nella memoria per i suoi eccezionali meriti agonistici, ma anche per le sue doti morali. Il compaesano che, attraverso sacrifici e prove ardue, lontano dal luogo natio, in una metropoli americana difficile per gli immigrati, è riuscito a riscattare la povertà e assurgere al successo. In paese le tracce di questo persistente legame affettivo nel loro insieme costituiscono un interessante percorso della memoria. Appena arrivati dalla strada principale, ci si imbatte un monumento in pietra, collocato sulla sommità di un pendio, è l’Atleta: non parla direttamente di Sammartino ma è stato ispirato da lui per rendere omaggio a tutti i pizzoferratesi che nel mondo ce l’hanno fatta e anche a coloro, che pur dando tutto, non sono riusciti a realizzare il loro sogno. La scultura, opera del maestro abruzzese Tonino Santeusanio, raffigura simbolicamente la tensione dell’atleta e dell’uomo nel momento del suo massimo sforzo. Nel cuore del borgo una semplice targa, ugualmente in pietra, affissa sulla parete, ci ricorda la casa natale di Bruno Sammartino, una casa modesta ma molto dignitosa e gradevole, in cui egli nacque nel 1935 e da cui si separò all’età di 15 anni, per inseguire, con suo padre, il sogno americano. È stata apposta, all’inizio del nuovo millennio, nell’anno 2000, e alla cerimonia il campione fu ben felice di ritrovarsi con i suoi compaesani.

Il riconoscimento più importante di Pizzoferrato per Bruno Sammartino è la statua eretta in suo onore e inaugurata il 5 agosto 2017 con la massiccia partecipazione della popolazione del posto e dell’alta vallata del Sangro e soprattutto con la presenza del protagonista, accompagnato da una qualificata delegazione di Pittsburg, con
in testa il noto giornalista televisivo Larry Richert. Bruno Sammartino alla bella età di 82 anni e sia pure malato ha affrontato il lungo viaggio per ricevere l’abbraccio, l’ultimo abbraccio, dei suoi compaesani. Bruno, infatti, porrà fine ai suoi giorni alcuni mesi dopo, il 18 aprile 2018. Il monumento, fortemente voluto dal sindaco dell’epoca Palmerino Fagnilli e dall’amministrazione comunale tutta, campeggia nella villa del paese dall’alto della sua ragguardevole mole, offrendo ai giovani, ai visitatori lo spunto per conoscere le gesta di un campione, forse più ammirato negli States che in Italia. La statua, alta tre metri, rende plasticamente la eccezionale forza fisica della Roccia di Pizzoferrato, come veniva chiamato dagli speakers americani, ripresa nel gesto del trionfo, con il braccio sinistro alzato e con il cinturone di campione del mondo poggiata sulla spalla destra. Il percorso della memoria può concludersi nel bel palazzo Municipale, dove in una teca sono ben custoditi diversi cimeli donati al Comune da Sammartino, tra cui il cinturone di cui si è fregiato come campione del mondo la prima volta nel 1963. È in bella mostra anche un grande poster che ritrae un quadretto tipicamente abruzzese: il campione abbracciato a sua madre. Sammartino rappresenta una pietra miliare del wrestiling, vantando una carriera di record difficilmente uguagliabili: ha conquistato il primo titolo della World Wide Wrestling Federation nel 1963, conservandolo
per 2803 giorni consecutivi e, dopo averlo perso, riappropriandosene per altri 1237 giorni. È stato dunque campione del mondo per 4040 giorni.

“Un’eternità, basti pensare che un campionissimo come Hulk Hogan ha conservato la corona per 1474 giorni”, questo il commento del maggiore esperto italiano di wrestling, Michele Posa. La sua carriera iniziò all’età di 28 anni, nel 1963 e dopo pochi mesi, il 17 maggio dello stesso conquistò il suo primo titolo sconfiggendo il campione in carica Buddy Rogers. Per otto anni consecutivi fu l’incontrastato dominatore della specialità, affermandosi contro i più famosi wrestler dell’epoca. La prima, inaspettata, sconfitta arrivò il 17 gennaio de1971contro Ivan Koloff e le cronache parlano di un Madison Square Garden, pieno come un uovo, ammutolito per la caduta del campione più amato. Riconquistò il titolo nel 1973, difendendolo per più di tre anni ancora contro avversari molto quotati. Fu un campione molto amato negli States, tra i suoi record vi è quello di aver fatto il tutto esaurito nel tempio della boxe, oltre che del wrestling, il Madison Square Garden, per ben 187 volte. Il pubblico lo acclamava come un suo idolo per la sua spettacolare forza, per la sua tecnica le doti di lealtà e correttezza, per l’aspetto di bravo ragazzo. È salito sul ring fino alla soglia dei 62 anni, sostenendo gli ultimi incontri in coppia con il figlio David. La sfida finale la vinse in coppia con colui che sarebbe diventato il suo succesore, Hulk Hogan, contro One Man Gang e King Kong Buddy. E fino al termine della sua straordinaria carriera il pubblico acclamava l’italiano forzuto, uno dei tanti epiteti che gli furono dedicati. Una storia esemplare quella di Bruno Sammartino, del ragazzo povero che, pieno di speranza, lascia la sua terra. Egli, grazie alle sue straordinarie doti fisiche, al suo temperamento è andato molto oltre le più rosee aspettative, conquistando la gloria sportiva, l’affetto di tanti tifosi e la stima anche per la sua sana concezione del wrestling e l’impegno educativo contro il bullismo. A coronamento dei suoi successi nel 1973 la Compagnia del Wrestling, su proposta del so amico fraterno Arnold Schwarzenegger, lo accoglie nella Hall of Fame, l’esclusivo club dei campioni di sempre.

(Reprinted by permission of Abruzzo nel Mondo)

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