Da Susanna Squellerio
Milano, Stazione Centrale, binario 21, ogni anno, il 27 gennaio, sin dal 2000, un folto gruppo di rispettosi cittadini di diverse età, si da appuntamento.
In silenzio, raccolti nella memoria di un dolore.
Non vogliono dimostrare solidarietà, ormai inutile, ma piuttosto riconoscere che quel male è davvero esistito.
Il Binario 21 non è né una replica del binario 21 attualmente attivo in stazione né di un binario “qualsiasi.”
E’ uno dei tanti luoghi in Italia da cui ebbe inizio l’orrore della Shoah.
Da qui partirono, tra il 1943 e il 1945, treni pieni di deportati ebrei diretti ai campi di sterminio nazisti.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 2005 ha stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945, le truppe alleate dell’Armata Rossa, impegnate nell’offensive Vistola-Oder, scoprirono, entrando nel campo di concentramento di Aushwitz-Birkenau, e svelarono al mondo intero il più atroce orrore della storia dell’umanità: la deportazione e uccisione dopo deprivazioni, torture inimmaginabili di 15 milioni di civili tra cui: oppositori politici, gruppi etnici quali zingari, gruppi religiosi, omosessuali, malati di mente e portatori di handicap, 4 milioni di prigionieri di guerra italiani e sovietici, e 6 milioni di ebrei.
Il genocidio detto “La Shoah” prese il via nel 1933, anno dell’ascesa al potere dei nazisti, con la segregazione degli ebrei tedeschi.
L’operazione si estese a tutta l’Europa occupata dal Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale in nome della supremazia della “razza ariana.”
Dopo anni di deportazioni, nel 1941 ebbe inizio lo sterminio fisico per mezzo di eccidi di massa, la maggior parte dei quali, nei terribili campi di sterminio.
L’Olocausto, in quanto genocidio degli ebrei, è identificato più correttamente con il termine Shoah. (in lingua ebraica: HaShoah, “catastrofe,” “distruzione,” “degli indesiderati” Untermensch-parola tedesca per sub-umano). In questa categoria caddero milioni e milioni di esseri umani.
I campi di concentramento per gli “indesiderabili” erano disseminati in tutta l’Europa. Molti prigionieri morirono a causa delle terribili condizioni di vita o a causa di esperimenti condotti su di loro da parte di medici dei campi. Alcuni di essi, come quello di Auscwitz, combinavano il lavoro schiavistico con lo sterminio sistematico.
La macchina della distruzione raggiunse il suo punto culminante in sei campi di sterminio situati in Polonia su cui convergevano migliaia di trasporti ferroviari provenienti da tutta Europa; furono trasportati e uccisi in questi campi circa tre milioni di ebrei.
Questi centri, senza precedenti nella storia dell’umanità, erano costituiti da due elementi distinti: il campo propriamente detto e le installazioni per lo sterminio all’interno del campo. I “campi di distruzione” funzionavano con efficienza nel loro compito di uccidere individui. I risultati furono raggiunti mediante un’accurata pianificazione, con il concorso di numerosi specialisti e con metodi simili a quelli di una moderna fabbrica.
l 25 giugno 1942, “The Daily Telegraph,” il quotidiano conservatore britannico, pubblicò uno dei più grandi scoop della storia. L’articolo denunciava l’uccisione di centinaia di migliaia di ebrei: “E’ il massacro più grave della storia del mondo” Si leggeva nell’articolo. La notizia era accompagnata da dati e dettagli orribili: “Sono stati fucilati bambini negli orfanotrofi, pensionati negli ospizi e malati negli ospedali. In molte località gli ebrei sono stati deportati verso mete sconosciute e uccisi nei boschi vicini. A settembre nel distretto di Vilnius sono stati uccisi cinquantamila ebrei. In totale le persone massacrate in questa zona sono circa trecentomila.”
Il Daily Telegraph pubblicò quella notizia a pagina cinque di un giornale che di pagine ne aveva solo sei, e nessun altro giornale la riprese. Il silenzio e l’indifferenza calarono pesantemente su quest’orribile notizia.
Trascorsero diversi anni prima che l’umanità decidesse di inorridire davanti all’olocausto.
L’informazione era arrivata al quotidiano attraverso Szmul Zygielbojm, politico ebreo polacco.
Commise suicidio come atto di protesta.
Queste sono le sue ultime note: “La responsabilità del massacro della nazione ebrea in Polonia ricade prima di tutto su coloro che lo stanno perpetrando. Indirettamente ricade anche su tutta l’umanità, sui popoli e i governi delle nazioni alleate che finora non hanno fatto nessun passo concreto per fermare questo crimine. Osservando passivamente come sono uccisi milioni di bambini, donne e uomini indifesi, sono diventati partecipi di questa responsabilità.”
Non furono “gli altri” quelli che morirono. Morirono figli, madri, padri, sorelle e fratelli, come siamo noi.
Non sono solo immagini televisive, non sono dati statistici e protagonisti di discorsi fatti da personaggi autorevoli.
Con ogni eccidio muore una parte dell’umanità alla quale tutti noi apparteniamo.
Non posso smettere di chiedermi quale sia la ragione di tale efferatezza, quest’abominevole aspetto della mente umana che si trasforma in mostro pianificando con cura lo sterminio di popoli interi e della loro memoria culturale in contrapposizione a un diniego da parte degli altri.
Credevamo d’avere toccata il fondo. Creavamo che la Shoah avesse mostrato il lato peggiore dell’uomo, il punto più basso, mai toccata sino ad ora.
No, non è così.
I genocidi si sono perpetuati nel mondo sin dall’antichità. Uno dopo l’altro. I più recenti? La pulizia etnica nell’ex Jugoslavia, Rowanda, Liberia, Sierra Leone, Angola, Congo, Libano, Corea del Nord, Sri Lanka, Haiti, Tibet e l’elenco continua e si allunga ogni anno di più.
Ben venga il giorno della memoria affinché tutti i popoli siano liberi di esistere, siano protetti, rispettati, che le diversità siano una virtu’ e non uno svantaggio.