Da Susanna Squellerio
Nun c’è niente de più bello de na persona in rinascita. Quanno s’ariarza dopo na caduta, dopo na tempesta e ritorna più forte e bella de prima. Con qualche cicatrice in più ner core sotto la pelle, ma co la voglia de stravorge er monno, anche solo co un sorriso.”
Anna Magnani, antidiva per eccellenza, figura preminente del cinema neorealistico italiano, fu un’attrice inimitabile e inimitata.
Nacque a Roma il 7 marzo del 1908.
Poco dopo venne abbandonata dalla madre nubile, giovane e bella, che emigrò in Egitto.
Anna venne quindi allevata, in condizioni di estrema povertà, dalla nonna.
Lei stessa racconta “Ho scelto questo mestiere perché volevo essere amata, per ricevere quell’amore sempre mendicato.
Non era nata attrice, Anna Magnani, «Avevo solo deciso, di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno” disse.
Queste sue frasi svelano il dramma di una donna che per tutta la vita ha cercato di sopravvivere ad un trauma indelebile, a quell’abbandono nella culla e ad una madre troppo fragile.
Il pubblico fu la sua famiglia, la madre affettuosa che non aveva mai avuto.
Nel pubblico trovò appagamento, riconoscenza, apprezzamento e amore che fu forte e reciproco.
L’Accademia di Arte Drammatica, che intraprese nel 1927, le insegnò i primi rudimenti e, la sua personalità solo apparentemente rude e sfrontata, fece il resto, permettendole di entrare sino in fondo nei personaggi.
Nel suo animo, il tormento causato da quella ferita, si trasformò in un dualismo creativo, passione e generosità, fuoco e miele.
La piccola Anna diventava la grande Magnani, la lupa spavalda si trasformava in un animale indifeso alla ricerca perenne di affetto.
Un tormento esistenziale che le premise di toccare i più alti ruoli interpretativi.
Scopro, leggendo alcune note biografiche di Matilde Hochkofler, lati del suo carattere, a me, completamente sconosciuti; Anna Magnani era una diva metodica e caparbia. Studiava le sue parti, chiusa in casa, giorno dopo giorno, sino a raggiungere la perfezione. Si sentiva appagata solo quando era entrata completamente nel personaggio.
Ricordate la scena finale di “Roma città aperta” di Rossellini? Quella scena della sua morte, Anna nel ruolo di Pina, la girò tantissime volte, cadendo rovinosamente sull’asfalto e sbucciandosi gomiti e ginocchia.
Quando Tennessee Williams le offrì la parte di protagonista in una rappresentazione teatrale della famosa “Rosa tatuata” al vaglio del copione, nonostante l’autore fosse un genio del teatro, Anna rifiutò.
Accettò però di portare l’opera al cinema vincendo, così, il premio Oscar come miglior protagonista femminile.
Tennessee Williams ne fu così contento che le propose un ruolo nella sua opera “Orpheus Descending” e le offrì, come partner, Marlon Brando.
La Magnani propose tagli e modifiche che vennero accolti entusiasticamente dello scrittore.
Anche questa volta il progetto teatrale si tramutò in opera cinematografica e divenne “The Fugitive Kind.”
Moravia avrebbe voluto per lei il ruolo da protagonista nella “La Ciociara” ma poi i diritti li comprò Carlo Ponti e la parte finì alla Loren.
Il regista Cukor , senza Anna, si rifiutò di girare il film che venne diretto da De Sica.
A risarcirla arrivò Pasolini, che in pochi giorni, le scrisse su misura, Mamma Roma.
Tanti anni dopo, Fellini, il grande regista fece carte false per averla nel suo “Roma” e Nannarella nomignolo affettuoso che le venne attribuito, dopo qualche reticenza, accettò.
Anche lui, totalmente ammaliato dall’attrice disse” “Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d’orgoglio.”
Anna è una fra le poche personalità italiane ad avere una stella nella celebre Walk of Fame di Hollywood.
Pensate che a bordo del Vostok 1, nel 1961, Jurij Gagarin mentre compiva la sua prima rotazione intorno alla terra disse “Saluto la fraternità degli uomini, il mondo delle arti, e Anna Magnani.”