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Doppio cognome ai figli, cosa cambia e da quando

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ROMA – La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli.

Più precisamente, la Corte si è pronunciata sulla norma che non consente ai genitori,
di comune accordo, di attribuire al figlio il solo cognome della madre e su quella che, in mancanza di accordo, impone il solo cognome del padre, anziché quello di entrambi i genitori.

Si tratta di un risultato storico al quale Vox-Diritti ha contribuito, presentando un’opinione, insieme all’associazione Luca Coscioni, in qualità di amici curaie a sostegno della fondatezza della questione.

La sentenza, che ancora deve essere pubblicata, rappresenta il traguardo di un lungo percorso giurisprudenziale, che ha visto una condanna da parte della Corte Europea dei diritti dell’Uomo (caso Cusan Fazzo c. Italia, 2014) e tre pronunce della Corte costituzionale (da ultimo sentenza n. 286 del 2016). Nell’attesa delle motivazioni della sentenza, il comunicato, pubblicato sul sito della Corte costituzionale, informa che l’automatica attribuzione del padre viola gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Infatti, «nel solco del principio di eguaglianza e nell’interesse
del figlio, entrambi i genitori devono poter condividere la scelta sul suo cognome, che costituisce elemento fondamentale dell’identità personale».

Dunque, la regola non sarà più quella dell’attribuzione del cognome paterno, ma ai figli verrà attribuito automaticamente il cognome di entrambi i genitori. Salvo che essi decidano di comune accordo di attribuire solo un cognome, che potrà essere quello paterno o quello materno. Un cambiamento epocale nel cammino verso l’effettiva parità di genere.

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