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Celebrare la festa di Santa Lucia

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Da Susanna Squellerio

Quando mi è stato proposto di scrivere quest’articolo, sono stata assalita da una sorta di smarrimento.

“Tutti o nessuno, Santa Lucia deve essere ricordata e omaggiata per la sua vita, la morte, la bellissima tradizione del 13 di dicembre, la rinomata canzone napoletana, le innumerevoli filastrocche, tutti o nessuno!” Mi sono detta.

La prima evocazione, è stata una frase della mia nonna che soleva dire quando, dopo un pasto abbondante, mi guardava divertita e diceva “Che Santa Lucia ti conservi la vista, perché l’appetito gliel’hai!”

Detto spiritoso ma ben altri sono gli argomenti che potrei affrontare parlando di Santa Lucia.

Iniziare parlando della Santa nata a Siracusa, nel 283, vissuta sino al 13 dicembre 304, martire cristiana e morta durante le persecuzioni di Diocleziano, mi è parso un bellissimo modo per onorare la sua difficile vita e santità.

Di lei sappiamo, attraverso un’iscrizione greca rinvenuta nel 1894 che, già alla fine del IV secolo, la Santa nutriva un numeroso stuolo di devoti.

Apprendiamo, della vita della Santa dalle memorie di San Gregorio Magno e dal poema “De laudibus virginum” di S. Adelmo, di una giovane promessa sposa ad un pagano. La fanciulla si recò al Sepolcro di Sant’Agata in pellegrinaggio con la madre, ammalata da anni, affinché la Santa intercedesse per la guarigione.

Sant’Agata le apparve in sogno e le preannunciò la guarigione della madre, il martirio e il patronato sulla città.

Lucia, sopraffatta dalle profezie di Sant’Agata, decise di consacrarsi alla religione cristiana e di donare i suoi averi ai poveri.

Il promesso sposo, sentendosi rifiutato e vedendosi sfuggire il patrimonio cospicuo, decise di denunciarla come cristiana.

Minacciata di essere esposta tra le prostitute, Lucia rispose: “Il corpo si contamina solo se l’anima acconsente.”

Pascasio, arconte e giudice, ordinò che la giovane fosse costretta con la forza, ma lei diventò miracolosamente così pesante, che né decine di uomini né la forza di buoi riuscirono a spostarla.

Lucia allora fu sottoposta al supplizio del fuoco, ma ne rimase totalmente illesa, sicché infine, piegate le ginocchia, fu decapitata, o secondo le fonti latine, le fu infisso un pugnale in gola.

Morì solo dopo aver ricevuto la Comunione e profetizzato la caduta di Diocleziano e la pace per la Chiesa.

Il corpo della martire da Siracusa fu portato a Costantinopoli nel 1040 e in seguito trafugato dai veneziani e, dal 1204. E’ ora conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia.

Va però detto che non vi è certezza che le spoglie di Santa Lucia, conservate a Venezia, siano autentiche.

Una tradizione molto antica, racconta che esse furono portate a Metz, in Francia, dove pare, tuttora, sono venerate dai francesi in una cappella della chiesa di Saint-Vincent.

Nel corso dei secoli, la figura della Santa è stata fonte d’ispirazione non soltanto sul piano religioso, ma anche artistico, e soprattutto letterario. Caravaggio, Paolo Veronese, Bassano, Tiepolo, Tedeschi questo è l’elenco parziale degli artisti che hanno raffigurato la Santa.

Anche Dante Alighieri, nel Convivio, afferma di aver subìto in gioventù una lunga e pericolosa alterazione agli occhi a causa delle prolungate letture, ottenendo poi guarigione per intercessione della Santa. Tale fu il sentimento di gratitudine e ammirazione che, il Sommo Poeta, nella Divina Commedia, le assegnò un ruolo basilare.

Molto devoto alla Santa fu anche Cristoforo Colombo che diede il nome della Santa ad un’isola delle Piccole Antille, scoperta il 13 dicembre.

Santa Lucia è venerata per tradizione come la protettrice della vista poiché si narra, che le furono strappati gli occhi o addirittura che lei stessa se li fosse strappati per non cedere al peccato. Il suo nome, Lucia, ricorda il termine latino “lux”, che starebbe a significare “nata con la luce”, evocando l’episodio dell’accecamento.

Nella tradizione popolare italiana la Martire è amatissima soprattutto dai bambini. La Santa durante la notte tra il 12 e il 13 di dicembre, passa di casa in casa con un carretto trainato da un asinello e al richiamo di un campanellino d’argento, lascia doni ai bimbi buoni.

Santa Lucia svolge sostanzialmente le veci di Babbo Natale. Per ricevere i doni, i bambini devono scriverle una letterina la settimana prima del suo avvento e, la sera prima, preparare del latte per la Santa e della paglia per l’asinello da disporre sotto la cappa del camino, dal quale la Santa scenderà. Poi devono andare subito a letto, chiudere gli occhi ed  addormentarsi immediatamente, perché la Santa non vuole assolutamente farsi vedere. Qualora i bimbi non siano stati abbastanza buoni ed obbedienti durante l’anno, al posto dei doni richiesti, riceveranno solo del carbone.

Dulcis in fundo, voglio regalarvi una canzone!

E’, appunto, “ Santa Lucia.” Una canzone napoletana, scritta da Teodoro Cattau e pubblicata come “Barcarola” nel 1849. I versi del brano celebrano il pittoresco aspetto del rione marinaro di Santa Lucia, cantato da un barcaiolo che invita a fare un giro sulla sua barca, per meglio godere il fresco della sera. La canzone divenne immediatamente un successo nazionale, conoscendo un trionfo che la proiettò fuori della penisola e che ancora oggi la conserva in tutti i repertori di musica italiana interpretati al mondo dai migliori cantanti, sia lirici che leggeri.

“Comme se fricceca la luna chiena!

Lo mare ride, ll’aria è serena!

Vuje che facite ‘mmiez’a la via?

Santa Lucia, Santa Lucia.”

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